Dal 25 settembre sarà in vigore il provvedimento nazionale che recepisce la Direttiva comunitaria sulla rendicontazione societaria di sostenibilità.

Il decreto legislativo 125/2024 che recepisce la direttiva 2022/2464/UE, c.d. Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), è stato infatti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre e rafforza gli obblighi di reporting non strettamente finanziario, prevedendo in particolare:

  • l’estensione a tutte le grandi imprese e alle piccole e medie imprese quotate (diverse dalle microimprese) degli obblighi di reporting non finanziario, già a carico degli "enti di interesse pubblico" (imprese quotate, banche e assicurazioni con più di 500 dipendenti,
  • la sostituzione della rendicontazione non finanziaria con la rendicontazione di sostenibilità, che consiste in informazioni necessarie alla comprensione dell'impatto dell'impresa sulle questioni di sostenibilità e del modo in cui tali questioni influiscono sull'andamento dell'impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione.

In merito al contenuto, la principale novità consiste nella previsione del principio della cd. doppia materialità, per cui le imprese dovranno riportare le informazioni necessarie a comprendere come le questioni di sostenibilità incidono sulle loro attività (materialità finanziaria), e come queste ultime incidano su persone e ambiente (materialità d’impatto).

Ambito di applicazione (Artt. 1, 2 e 5)

Il Decreto prevede l’estensione dell’obbligo di pubblicare la rendicontazione di sostenibilità a:

  • tutte le grandi imprese che superino due dei tre criteri dimensionali:
  • più di 250 dipendenti;
  • stato patrimoniale > € 25 milioni;
  • ricavi netti > € 50 milioni di euro)
  • tutte le società quotate in mercati regolamentati (comprese le PMI quotate). Restano escluse le microimprese quotate.
  • imprese non europee, che realizzino ricavi netti da vendite e prestazioni superiori a 150 milioni di euro nell’UE e con almeno un’impresa “figlia” o una succursale nell’UE. In tal caso, compete all’impresa figlia (che sia di grandi dimensioni o PMI quotata) o alla succursale (che abbia generato ricavi netti da vendite e prestazioni superiori a 40 milioni di euro nell’esercizio precedente) pubblicare e rendere accessibile la relazione di sostenibilità della società madre extra-europea, redatta a livello di gruppo2.

Le PMI non quotate, non rientrando nel campo di applicazione della CSRD, non hanno l’obbligo di redigere il report di sostenibilità, ma potranno farlo su base volontaria, tenendo conto che i cittadini e il sistema economico e finanziario sono attenti a questi aspetti.

 

Entrata in vigore della nuova disciplina (Art. 17)

Il Decreto fissa i tempi di attuazione dei nuovi obblighi, da parte delle imprese, secondo il seguente schema:

  • i c.d. enti di interesse pubblico - che già oggi redigono la dichiarazione non finanziaria - applicheranno le nuove disposizioni a partire dal 2024 (primo report nel 2025);
  • le altre grandi imprese a partire dal 2025 (primo report nel 2026);
  • le PMI quotate a partire dal 2026 (primo report 2027, con possibilità di rinvio al 2028);
  • le imprese non europee a partire dal 2028 (primo report nel 2029).

 

E’ disponibile in allegato il testo del decreto e una nota di Confindustria che riepiloga i nuovi obblighi di reportistica di maggior impatto per le imprese.

 

Il Direttore

Dott. Gianni Niccolò

 

Info:

Paola Bara
tel.: 0733 279641 - 331 1921246
E-mail: bara@confindustriamacerata.it